Un viaggio fuori stagione

UN VIAGGIO FUORI STAGIONE

Con i giardinieri del FAI in pullman attraverso l’Italia,

dal 20 al 24 novembre 2016.

Nella foto: colori autunnali sotto al Bosco di San Francesco - Assisi

Il FAI, Fondo Ambiente italiano, ci ha chiesto una mano per organizzare la parte tecnica del viaggio di formazione dei giardinieri delle loro proprietà nel mese di novembre, visitando alcuni dei giardini più interessanti d’Italia. Abbiamo quindi deciso di non dare solo il supporto “logistico” agli amici del FAI, ma di cercare in qualche modo di renderlo il più vissuto possibile e, facendo nostra la massima di Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste tanto nel cercare nuovi paesaggi, ma nell’aver nuovi occhi (per vedere)”, ecco la scelta di incontrare ogni volta le persone che questi giardini li avevano visti crescere essendone i responsabili, in modo da conoscerne non solo gli aspetti botanici, ma anche il pensiero di chi li aveva pensati.

L’itinerario prevedeva quattro visite, al nord e centro Italia, accompagnati da Anna Peyron, una delle “Signore delle piante” più famosa d’Italia che ha allietato le lunghe ore di trasferta in pullman con racconti di piante, e da Umberto Giolli, responsabile della manutenzione del verde nella maggior parte delle proprietà del FAI.

Partiti in pullman da Milano alla volta della Valsugana, e dormito a Spera in Provincia di Trento, il mattino seguente, andando al giardino Arte Sella abbiamo attraversato i boschi della Valsugana ricchi dei tipici colori autunnali, bellissimi. Visita accompagnati da Giacomo Bianchi, Presidente dell’Associazione Arte Sella, così si chiama questo bosco con la raccolta di opere d’arte che vi si trovano nella Val Sella. Passeggiata che non smette di stupire per la quantità di opere “naturali” che si incontrano lungo il sentiero. Una collezione che attraverso un cammino trentennale ha visto l’incontro di linguaggi, sensibilità e ispirazioni artistiche diverse col comune intento di intessere un dialogo continuo fra la creatività e il mondo naturale. Ogni artista infatti, ci raccontava Giacomo, utilizza qui la natura ed i suoi componenti come tronchi, rami o semplicemente la pietra, per la realizzazione di un’opera unica e perennemente in trasformazione grazie agli agenti atmosferici e al vivere delle piante e delle pietre stesse. Tra quelle più famose e affascinanti ricordiamo la Cattedrale di carpini, i Nidi di vimini, il Ponte di giornali e la Chiocciola di pietra bianca. Grazie al racconto di Giacomo, ogni opera pareva nascere sotto i nostri sguardi, formarsi e riempirsi di quei significati cui l’artista aveva affidato il compito di “raccontare”.

 

 

 

 

 

 

 

Al pomeriggio ci siamo trasferiti ad Assisi dove in serata siamo stati accolti alla simpatica Osteria del Mulino, per una cena da ricordare per genuinità e semplicità. Qui il FAI otto anni fa ha avuto in lascito da Banca Intesa Sanpaolo una delle proprietà più grandi: ca. 60 ettari tra boschi e uliveti, da bonificare sotto ogni aspetto: paesaggistico, agronomico-forestale ed architettonico.

Al mattino seguente, accompagnati da Luca, responsabile della sezione di Assisi, siamo quindi scesi dalla piazza della Basilica, attraverso il Bosco di S. Francesco, fino al Complesso di Santa Croce. La presenza con noi di Umberto Giolli, che è l’artefice del restauro agronomico del bosco e della zona circostante il Mulino, ci ha permesso di apprezzare il grande lavoro realizzato in questi anni, riportando alla spontaneità il bosco ceduo sul fianco posteriore della collina di Assisi, che in precedenza era diventato una discarica abusiva di pneumatici! Oggi lo si percorre comodamente sui sentieri ripristinati e sostando sulle panchine donate al FAI dai suoi sostenitori. Nella zona pianeggiante ai bordi del torrente Tescio, in mezzo alle piante di ulivo sapientemente riportate in produzi

one, si può ammirare il “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto. Un’opera di Land Art realizzata componendo gli elementi della natura, in questo caso gli ulivi, per offrire uno spunto di riflessione sulla responsabilità che ognuno di noi ha nel creare un mondo migliore per sé e per le generazioni future. La visita al Bosco, in estrema sintesi, è come intraprendere un cammino interiore alla scoperta del messaggio di perfetta armonia tra Uomo e Creato che San Francesco insegnò al mondo, proprio a partire da questi luoghi.

Pomeriggio di studio sulla lotta naturale alle malattie delle piante, per poi goderci una splendida quanto deserta Assisi, illuminata e svettante nel cielo in cima alla collina che la accoglie.

A questo punto, dopo l’arte contemporanea e quella naturale del paesaggio italiano, era la volta di andare a vedere due delle massime espressioni di intervento puramente botanico da parte dell’uomo: un giardino e un orto botanico. Il giardino è la Mortella, il “luogo dei mirti” a Ischia, e l’orto quello di Napoli.

A Forìo, nella zona est di Ischia, abbiamo visitato questo straordinario e magico luogo, dove l’abilità e l’amore per le piante da parte di una coppia di appassionati, hanno reso possibile la realizzazione di un incantevole oasi verde su di un terreno costituito prevalentemente di rocce vulcaniche. Grazie al racconto di Alessandra Vinciguerra, Direttrice del giardino e della Fondazione Walton che porta il nome dei proprietari, abbiamo ripercorso idealmente la storia di questo luogo: qui, a partire dal 1956, la coppia anglo argentina formata da William e Susana Walton, musicista lui e grande appassionata di piante lei, ha realizzato uno dei più bei giardini esotici d’Europa.

All’entrata si viene accolti da una parete di Camelia sasanqua, che sono solo una parte della collezione del giardino: infatti vi sono ben 68 piante di camelia, tutte diverse, che vanno dalle sasanqua passando per japonica, williamsi ereticolata, coprendo tutta la stagione, da Ottobre a Maggio. Pare che Lady Walton avesse deciso di piantare camelie nel giardino dopo aver letto delle piante alla Reggia di Caserta.

 

Qui l’intervento iniziale di Russel Page è stato principalmente quello di dividere la parte inferiore del giardino da quella superiore. In basso ha inserito quindi fontane, corsi d’acqua e terrazzamenti dove oggi prosperano collezioni di piante tropicali, esotiche ed acquatiche originarie da diversi paesi del mondo. Particolarissima la “Victoria house”, una piccola serra con vasca all’interno per accogliere la famosa ninfea gigante Victoria amazonica, che fiorisce solo due volte l’anno e le cui foglie piattissime adagiate sull’acqua sembrano dei perfetti vassoi, grazie al loro bordo rialzato.

Man mano che si sale lungo il bordo della collina, dove nascosta tra le rocce c’è la casa un tempo residenza dei proprietari, oggi luogo di concerti e sede del museo della famiglia Walton, si incontrano diverse tipologie di piante. Ecco per prima la zona mediterranea ricca di palme di ogni genere e specie, oltre a tutta la flora tipica delle nostre coste con pini, lecci, mirti, corbezzoli, rosmarini, lentischi, agavi, aloe ecc. Splendida la vista sulla baia di Forìo, sulla quale è affacciata la proprietà. Proseguendo verso la parte superiore si trova poi il giardino orientale con una bella collezione di bamboo e di aceri che circondano laghetti, piccoli ruscelli ed un autentico tempietto Thailandese, detto appunto Sala Thai, un piccolo padiglione per la meditazione.

Rientrati a Napoli in serata, non ci siamo persi l’occasione di farci un giro per Spacca Napoli, il quartiere più antico della città, ricco di basiliche, piazze e obelischi settecenteschi.

Ultimo giorno di viaggio e ultima visita: l’Orto Botanico di Napoli. Costruito dai Borboni a cominciare dal 1806, è uno dei più grandi d’Europa e si trova nel centro della città. Grazie ad una squadra di 11 giardinieri che vi lavorano a tempo pieno, gode di un’ottima manutenzione, cosa in Italia abbastanza rara per questo tipo di giardini. Qui siamo stati accolti da una ricercatrice del dipartimento di biologia dell’Università di Napoli, che ci ha spiegato le finalità dell’Orto, e da una squadra di giardinieri con cui quelli del FAI hanno familiarizzato immediatamente. Disegnato con un impianto molto maestoso e imponente, la superficie misura infatti più di 3 ettari, questo Orto ospita diverse raccolte di piante interessanti, tra cui le due maggiori per rarità e importanza sono le cicacee e le felci. Splendido un esemplare di ficus elastica ed uno di chorisia insignis, un alto fusto dalla bellissima fioritura rosa.

Milano, 26 gennaio 2017

Luigi Marzotto Caotorta – Linnea Tours